A volte quando chiedo a un paziente: "cosa senti rispetto a questo evento o a questa persona?" osservo che c'è una difficoltà piuttosto diffusa a stare nell'autosservazione per comprendere quale emozione è presente in quel momento. Se l'emozione è molto forte può essere rabbia o tristezza ma la risposta è spesso: "non lo so".
Quando impari a stare nell'osservazione di ciò che accade dentro di te, senza giudizio, come uno scienziato che sta conducendo un'esperimento possono accadere i miracoli.
Questa è la base della meditazione: la mindfulness ci insegna a osservare la dimensione invisibile, ciò che è sottile e muta in continuazione come il respiro, le sensazioni corporee, le emozioni, i pensieri, i desideri, le aspettative...
Quando la mente smette di essere padrona in casa si sostituisce a lei una parte che le diverse tradizioni spirituali e sapienziali hanno chiamato l'osservatore, il testimone, l'anima. Spesso associamo l'anima alle emozioni, al sentire, ai pensieri ma non è esattamente così, l'anima comunica con noi attraverso le emozioni e l'immaginazione ma noi non siamo le nostre emozioni o i nostri pensieri che cambiano in continuazione in base agli eventi esterni.
Quando la mente smette di essere padrona in casa si sostituisce a lei una parte che le diverse tradizioni spirituali e sapienziali hanno chiamato l'osservatore, il testimone, l'anima. Spesso associamo l'anima alle emozioni, al sentire, ai pensieri ma non è esattamente così, l'anima comunica con noi attraverso le emozioni e l'immaginazione ma noi non siamo le nostre emozioni o i nostri pensieri che cambiano in continuazione in base agli eventi esterni.
Nella Mindfulness immaginale noi consideriamo i disagi, i disturbi, i problemi come spiriti, dei, demoni che chiedono di essere accolti e nutriti con il cibo dell'attenzione cosciente. Questa metafora è molto efficace per mostrarci la struttura della mente nevrotica come i sei mondo nella rappresentazione della ruota del Samsara nella tradizione Buddhista.
Quando impari a stare nell'osservazione dei tuoi disagi e dei tuoi disturbi con accoglienza e compassione realizzi che la mente vive di attaccamenti che proietta all'esterno. Contemplare i propri attaccamenti, restando nel fastidio, nel dolore psichico o fisico, aiuta a scioglierli entrando dentro il processo meditativo. Ecco perché il primo passo consiste nel restare a osservare cosa sentiamo nel corpo.
Cosa succede in questo momento? Non c'è niente da cambiare all'interno se non accogliere e accettare quello che c'è adesso.
Quando impari a stare nell'osservazione dei tuoi disagi e dei tuoi disturbi con accoglienza e compassione realizzi che la mente vive di attaccamenti che proietta all'esterno. Contemplare i propri attaccamenti, restando nel fastidio, nel dolore psichico o fisico, aiuta a scioglierli entrando dentro il processo meditativo. Ecco perché il primo passo consiste nel restare a osservare cosa sentiamo nel corpo.
Cosa succede in questo momento? Non c'è niente da cambiare all'interno se non accogliere e accettare quello che c'è adesso.
All'esterno compiremo delle azioni come allontanarci da chi e' violento, egoista, prepotente o chiudere delle relazioni con le persone irrisolte e in conflitto con se stesse con la consapevolezza che abbiamo la responsabilità delle nostre emozioni e dei nostri pensieri, in ogni momento e che quella persona o quell'evento non potevano, in quel momento, essere diverse e che non possiamo cambiarle ma possiamo cambiare il nostro modo di percepirle.
Non sono le immagini che devono cambiare ma la nostra relazione con queste immagini che chiedono di essere osservate, accolte, accettare e pacificate.
In qualche modo è vero che se cambiamo noi cambia anche l'esterno... dipende da quanto siamo consapevoli del nostro ruolo negli eventi e delle dinamiche psicologiche che mettiamo in scena nelle relazioni con il mondo.
Scegliere se rimanere nel rancore o nel perdono dipende da quanto siamo disponibili a vedere una parte di noi nell'altro... quella parte chiede di essere osservata e accolta senza giudizio per essere sanata.
Il nemico non è fuori.
Ringraziamo l'altro per averci mostrato il demone da nutrire e lasciamo andare tornando al nostro centro.
Scrive Salvo Pitruzzella, mio Maestro di Drammaterapia: "gli altri possono essere l'inferno quando rispecchiano il nostro "pubblico nemico" interno ma possono essere anche l'insostituibile matrice dell'essere, quando rispecchiano l'infinita molteplicità delle possibilità di connettersi l'uno con l'altro e condividere la struggente bellezza dell'essere creature umane".
In qualche modo è vero che se cambiamo noi cambia anche l'esterno... dipende da quanto siamo consapevoli del nostro ruolo negli eventi e delle dinamiche psicologiche che mettiamo in scena nelle relazioni con il mondo.
Scegliere se rimanere nel rancore o nel perdono dipende da quanto siamo disponibili a vedere una parte di noi nell'altro... quella parte chiede di essere osservata e accolta senza giudizio per essere sanata.
Il nemico non è fuori.
Ringraziamo l'altro per averci mostrato il demone da nutrire e lasciamo andare tornando al nostro centro.
Scrive Salvo Pitruzzella, mio Maestro di Drammaterapia: "gli altri possono essere l'inferno quando rispecchiano il nostro "pubblico nemico" interno ma possono essere anche l'insostituibile matrice dell'essere, quando rispecchiano l'infinita molteplicità delle possibilità di connettersi l'uno con l'altro e condividere la struggente bellezza dell'essere creature umane".